tradimenti
L’eredità e i suoi vincoli 1
di geniodirazza
14.08.2024 |
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"Mentre avvia anche lei una fellazione da manuale, un secondo spogliarellista si è accostato a Maria e la provoca; lo afferra per le natiche ed ingoia l’asta;..."
Sono nel cuore dell’Africa per lavoro, quando mi raggiunge una strana ed inattesa telefonata da Cosimo, il mio amico di infanzia, ora avvocato assai abile e meticoloso, di cui si vocifera anche che abbia relazioni con ambienti malavitosi a cui è stato utile in qualche caso; mi deve comunicare che sono stato contattato, attraverso di lui, per una consistente eredità a cui avrei diritto in Abruzzo, regione di origine della mia famiglia; l’antenato che mi nomina erede unico mi è quasi sconosciuto.Per una tradizione secolare ormai caduta in disuso, teme che ‘il suo nome vada perduto’ e, non avendo altri eredi legittimi, vicini e in grado di garantire un successore con il suo nome, ha fatto fare indagini ed è arrivato a me; l’eredità è molto più che consistente, si tratta di un patrimonio milionario; ma la riscossione è legata a due condizioni che sono proprie di quella mentalità; entro tre mesi dall’accettazione devo prendere moglie ed entro cinque anni avere un figlio legittimo col suo nome.
La situazione mi parrebbe risibile, se non fosse che il mio amico parla con molta severità e mi sollecita alcune riflessioni; in fin dei conti, si tratta solo di assicurarsi un documento ufficiale da allegare alla dichiarazione di accettazione; con una cerimonia solo civile, il matrimonio si fa presto a sciogliere; il testamento parla di un figlio, non precisa che debba nascere dalla coppia; posso sposarmi per dovere giuridico, inseminare una donna che amo e avere il figlio che il testamento impone.
Mi lascio convincere, lo avverto che avrò bisogno di qualche giorno per rientrare in Italia; mi parla di una famiglia che ha tanta voglia di ‘accasare’ una figlia un po’ vivace ma molto bella; dichiaro la mia disponibilità a conoscerla ed, eventualmente, a sposarla, salvo divorziare qualche mese dopo, se si rivelasse un errore; mi attivo per mettere in ordine il lavoro che sto svolgendo e che si concluderà senza di me; prendo il primo aereo e sono a casa.
Maria è una bella ragazza sostanzialmente ‘normale’, sia per il fisico ben strutturato che per il portamento elegante; la incontro ad un bar che solitamente frequenta con gli amici e mi accorgo di una qualche ‘libertà di costumi’ che mi mette alquanto sull’avviso circa possibili trasgressioni; ma non è un elemento che mi possa preoccupare; so che non è una verginella, quella che incontro; scoprire che frequenta il bagno del bar per fare sesso con gli amici non è un problema.
Si organizza il matrimonio senza che abbiamo molte occasioni di restare da soli per approfondire la conoscenza; tra l’altro, dovendo trasferire in Italia la maggior parte dei miei impegni, ho molto da fare sul piano operativo per concedere spazio a romanticismi o a smancerie; arriviamo alla vigilia delle nozze senza accorgercene; lei mi fa sapere che le hanno preparato la festa di addio al nubilato e scompare per un giorno ed una notte.
Il filmato della ‘festa a sorpresa’ mi è fatto pervenire dall’avvocato; la visione del video mi chiarisce molti punti e mi fa porre molti interrogativi, ai quali per il momento non cerco di dare risposte; le amiche hanno riservato un ristorante noto per spettacoli di lap dance; ma sul palcoscenico compaiono all’improvviso tre spogliarellisti assai poco vestiti che, di colpo, strappano via gli abiti ed espongono, nudi, tre mazze molto notevoli, sopra i ventidue centimetri, che fanno oscillare.
Il primo dei tre, quello con la mazza più lunga e più grossa, si avvicina alla promessa sposa e la provoca sbattendole in faccia l’asta più volte, finché lei, incitata dalle amiche, la afferra a due mani, vi appoggia la lingua e la infila in gola fino ai testicoli; da il via ad una fellazione che ne rivela la grande abilità in quel genere di pratiche; subito dopo l’amica più vicina, la sua testimone, le prende dalla bocca la mazza e la passa sul suo viso e sul seno che ha tirato fuori in tutta la prepotente maestosità.
Mentre avvia anche lei una fellazione da manuale, un secondo spogliarellista si è accostato a Maria e la provoca; lo afferra per le natiche ed ingoia l’asta; è evidente che la sta succhiando con amore; poi comincia a copularsi in bocca spingendo la cappella fin oltre l’ugola; quando il partner provvisorio si sposta verso l’amica alla sua destra, che lo accoglie con passione, il terzo uomo ne prende il posto tra i seni della promessa sposa che, liberati dal vestito, appaiono floridi ed appetitosi.
Il primo spogliarellista lo spinge via dalla postazione, spinge Maria sui cuscini alle sue spalle e la penetra fino all’utero con un solo colpo; lei reagisce con un lungo gemito di piacere ed avviano un copula meditata, calma, metodica, lunghissima, accompagnata da evidenti e goduriosi orgasmi di lei che non smette di colare dalla vagina aperta come la bocca di un pozzo; il maschio è un professionista di larga esperienza e la fa godere infinitamente senza perdere l’erezione per un attimo.
I tre si alternano nella vagina disciplinatamente e la schiantano con orgasmi enormi ed infiniti, accompagnati da urla quasi bestiali che scatenano le presenti, tutte omaggiate di una fellazione, di una penetrazione e di lunghissimi orgasmi; quando alla fine decidono di eiaculare, lo fanno tutti nella vagina della promessa sposa, che gronda sperma fino a terra; l’ultimo atto della performance è la pulizia delle mazze che Maria realizza con la massima efficienza, ingoiando ancora le aste fino all’ugola.
Lo spettacolo, in verità non mi sconvolge; mi aspettavo qualcosa del genere, ma mi sarei accontentato che, col matrimonio, smettesse certe sue abitudini libertine; mi presento alla cerimonia delle nozze, davanti al sindaco, e dico il si che mi consente, per lo meno, di accedere all’eredità; so che il problema del figlio lo affronterò e lo risolverò in altro momento e in altra sede; naturalmente, per mio personale orgoglio e per evitare qualunque possibile contestazione, deve essere solo mio.
Ci trasferiamo, per il rinfresco, nella hall di un famoso hotel cittadino; ed anche qui Maria dà prova della sua esagerazione sessuale che sembra non avere limiti; sussurro al mio amico avvocato che è il caso di preparare le carte per separazione e divorzio; mi suggerisce, professionalmente, di pazientare almeno fino a che sarà risolto il problema del figlio; l’entità dell’eredità vale la pena di qualche cornetto che non toglie e non aggiunge niente.
Intanto osserviamo benissimo che la mia, ormai, moglie si sta appartando con uno dei sui amici nella zona dei servizi; l’avvocato fa segno ad un fotografo professionista di andare; mezz’ora dopo, ci presenta il video della copula che Maria ha realizzato, a pecorina, con i palmi contro la parete, con in vagina il fallo di media dimensione del ragazzo che, passandomi vicino, mi sorride sornione; Cosimo mi invita alla calma e mi avverte che appena il testamento sarà registrato, il matrimonio fallirà.
Spudoratamente, Maria si apparta con un altro dei suoi amici storici; dopo una mezz’oretta, il fotografo presenta il video della seconda copula, ancora in abito da cerimonia di nozze, in un bagno, a pecorina, con le mani appoggiate alla parete; anche se non si vede chiaramente, la mia impressione è che il secondo ‘amico’ sia penetrato direttamente nel retto; ma conta poco, ormai, sulla realtà dei comportamenti di lei.
Quando ci troviamo da soli nella camera d’albergo, prima ancora che accenni a spogliarsi, apro il telefonino e le faccio osservare i video della serata precedente e della mattinata.
“Carlo, tu avevi chiesto una donna disposta a sposarti per rispettare i vincoli di un testamento; spero che non ti aspettassi una verginella … “
“No; fino a questo punto, non muovo obiezione; da questo momento, se vuoi restare mia moglie, ti comporti come se fossi tua madre con tuo padre; se non ti va o non ce la fai, sappi che io ho concluso un contratto vantaggioso; domani sarà registrato il testamento ed io avrò a disposizione una fortuna col documento di matrimonio; posso anche fare a meno della fogna che hai tra le gambe; presento domanda di divorzio e, come si è fatto, il matrimonio si disfa; tu torni ad essere la borghesuccia che eri.”
“Cosa vuoi dire?”
“Tu hai sposato un ricchissimo uomo; finché sei la moglie ‘passabile’ che devi essere, io ti lascio tutti i diritti che ti competono; se vieni meno, torni da tua madre e vai a farti sbattere nei bagni del bar, delle discoteche, insomma dove ti pare.”
“Se accetto di essere tua moglie, adesso mi prendi come avresti fatto con quella che ti aspettavi?”
“Non entro in canali che sono stati appena slabbrati da due mazze in successione; al massimo, ti concedo una masturbazione ed una fellazione, arti in cui ho visto che sei particolarmente versata; da domani, potrei anche pensare di possederti da moglie, se riterrò che ne valga la pena; altrimenti, do il via alla richiesta di divorzio.”
…
Sin dall’adolescenza, in pratica, mi sono distinta per l’assoluta libertà e per il grande desiderio di primeggiare in ogni campo; quello in cui furoreggio è naturalmente quello delle conquiste giovanili, soprattutto quando c’è di mezzo il sesso, quello più spinto e determinato, nel quale non ho e non voglio avere rivali; quando le coetanee hanno fatto l’esperienza del primo bacio con la lingua, io ho già da tempo assaggiato nelle mani un fallo vero, dentro gli slip e non da sopra i pantaloni.
Quando le altre lo provano per la prima volta sulle labbra, io ho già preso nel retto belle mazze, spesso anche notevoli; soffro, qualche volta; e trovo spesso tracce di sangue per piccole lacerazioni o per emorroidi che scoppiano; ma la mia determinazione ad essere la più brava, la più avanti, la prima in tutto, è irrefrenabile; il desiderio di fare rizzare i sessi nelle mani e di masturbarli sapientemente fino a vedermi esplodere in faccia lo sperma è insaziabile.
L’obiettivo è proprio lo sperma; partecipo con passione morbosa al piacere che procuro e mi immedesimo tutta nel desiderio, guido le mani a toccarmi dappertutto, sapendo che questo determinerà l’eiaculazione; e tocco il cielo con un dito quando la cremina bianca mi spruzza sul viso, sugli occhi, sui capelli, sulle tette o sul ventre, quando riesco a spogliarmi; l’eiaculazione è il mio dio, il mio obiettivo, il mio bisogno.
Quando l’esperienza mi porta a succhiare l’uccello, il piacere si trasferisce dalle mani alle labbra ed alla bocca; allora diventa un punto d’onore fare entrare fino in gola, fino a soffocare, la cappella per quanto grossa e l’attesa più eccitante è quella dello spruzzo della sperma in bocca o in gola; imparo presto a raccoglierla sotto la lingua, mostrarla a chi l’ha prodotta e poi ingoiarla per esporre la lingua di nuovo pulita.
La scoperta del coito anale è un mondo che si apre; chiarito che è l’unica via per copulare con penetrazione, imparo presto a farmi lubrificare accuratamente il buchetto, prima con la saliva da lunghissime e opportune leccate, poi con un gel che imparo ad acquistare per usi medicinali non ben chiariti; il primo fallo che viola lo sfintere è abbastanza abbordabile e riesco a risucchiarlo abbastanza facilmente nel retto; godo moltissimo e decido che sarà la mia pratica abituale.
Qualcuno mi da problemi, ma li supero facilmente; ben presto il mio retto diviene l’obiettivo ambito ardentemente da tutti i ragazzi che conosco ed io insisto nella muta sfida, non raccolta da nessuna in verità, a prendersi dentro il più grosso, il più lungo, il più profondamene, per più tempo prima dell’eiaculazione; sono mesi di goduria inenarrabile a cui non rinuncio neppure se ho appena finito di svuotare altri con le mani o con la bocca.
A deflorarmi è un tizio conosciuto da poco in un bar e portato a copulare nel bagno; quando si trova davanti il mio sedere nudo, ne rimase affascinato; ma, appoggiando la cappella, incontra quasi per caso la vagina, spinge e me lo trovo nel ventre; il dolore di essere sverginata è coperto dal calore che dal ventre si espande per tutto il corpo; provo un piacere nuovo, infinito, e lo lascio fare; gli ordino di eiaculare fuori per paura di conseguenze.
Da allora, i percorsi utili sono due e imparo ad imporre l’uso del preservativo anche per le copule anali a tutti i miei amici e accompagnatori; non esiste, in tutta la regione, una ragazza più ‘aperta’ e disponibile di me; comunque, la mia smania di essere la prima ad ogni costo non si calma e continuo a cercare fasi più avanzate, pratiche meno frequenti, sessi sempre più grossi, fino a far diventare quel mio desiderio una malattia.
Mi diverto moltissimo, specialmente in estate, nelle località di villeggiatura, dove mi scateno in copule quotidiane lunghe e varie, con sollazzo di tutti i compagni di spiaggia; ma anche in città, in barba agli impegni scolastici ed al controllo ferreo dei genitori, continuo imperturbabile a godermi il sesso quanto più spesso possibile; attraverso così la scuola media, le superiori e l’Università fino alla laurea; i miei sono terrorizzati all’idea di una ‘zitella viziosa’ da tenersi in coste per la vita.
La visita dell’avvocato amico di mio padre neppure mi incuriosisce, perché mi occupo poco della famiglia; quando mi parlano di questo tale Carlo, amico dell’avvocato, ingegnere ricco sfondato, che ha urgenza di trovarsi moglie per problemi di eredità; sto per mandarli al diavolo; mi fermo per non scatenare una guerra; poi rifletto che uno stupido, che ha bisogno di ricorrere alla mediazione di un amico per trovare moglie, si presta forse a lasciarmi vivere a modo mio.
Accetto di conoscerlo e di incontrarlo prima di dare una risposta; giunge qualche giorno prima della data fissata per il matrimonio; non mi dispiace come persona perché è giovane, di qualche anno maggiore di me, tonico ma non palestrato visto che fa l’ingegnere e lavora molto all’aperto, elegante e di buon portamento; non mi preoccupo di valutare la dotazione del pacco e i costumi morali; quando l’incontro, sto uscendo da una fellazione in bagno ed ho ancora tracce di sperma sulle labbra.
Sembra che possiamo intenderci; mi chiarisce che la sua è una iniziativa puramente pratica; ha bisogno di un certificato di matrimonio; per quello che riguarda noi due, valuterà col tempo se vale la pena di formare sul serio coppia o di pensare immediatamente dopo alla separazione ed al divorzio che, con la sola cerimonia civile, diventa assai agevole da decidere e da realizzare.
“Mi piacciono i discorsi chiari; si può fare, allora.”
Dichiaro immediatamente; cominciano i preparativi per la cerimonia e, nell’autentica esaltazione delle mie amiche, viene immediatamente ideata, proposta e realizzata una serata di addio al nubilato che, mi promettono, sarà all’altezza del mio standard e resterà indimenticabile; non ci vuole molto a capire dove vadano a parare le mie compagne di tanti viaggi nella lussuria e mi limito a lasciarle fare, certa che mi divertirò.
Il locale che è stato totalmente requisito è tutto nostro, una decina di donne scatenate, urlanti nel canto, poco vestite e pronte a godersi la serata; il pezzo forte, la sorpresa, sono tre spogliarellisti belli come statue greche, muscolosi, abbronzati; dopo un finto balletto con luci adatte, scendono fra noi; il primo si dirige verso di me e mi sbatte più volte sul viso una mazza che definire sovrumana è poco; la afferro a due mani e do inizio alla serata.
In quattro ore di performance, mi posseggono tutti e tre in bocca, in vagina e nel retto; fanno lo stesso, più o meno, con tutte le invitate e la serata si trasforma in un’orgia incontrollata di sesso a cui partecipano anche i pochi maschi presenti, dai camerieri ai proprietari; a notte fonda, riesco a farmi accompagnare a casa e rientro con tutte le cautele per non allarmare mia madre; con il promesso sposo, non ho neppure il tempo di parlare, perché abbiamo appuntamento in Municipio.
Davanti al portone, lui è con l’amico avvocato che gli sta indicando qualcosa sul tablet; mi auguro che non sia il video della serata; se all’ultimo momento dovesse decidere di non sposarmi, sarebbe una mezza tragedia familiare; ma per fortuna sembra essere malleabile, perché sorride all’amico, mi prende per un braccio e mi accompagna davanti al responsabile per il sindaco; ci scambiamo il fatidico si; sostanzialmente è fatta.
Con quell’atto, Carlo si è garantito l’accesso all’eredita; i miei sono sereni perché finalmente mi vedono accasata; in fondo, anche io potrei dirmi soddisfatta visto che ora ho solo un marito con cui combattere per imporre il mio modo di vivere; e sono convinta che sia abbastanza duttile per potersi controllare agevolmente; tutti gli amici sono felici perché sanno che non sarà quel legame a imprigionarmi; cerco di darne prova immediatamente.
Mentre tutti mangiano a bevono a più non posso, approfitto di un momento di distrazione di mio marito per fare cenno a Roberto di vederci nei bagni; lo seguo a ruota, accampando un urgente bisogno, e dopo poco siamo in una delle cabine per le signore; io sono di fronte alla parete contro la quale tengo puntati i palmi e spingo indietro i fianchi nella più classica delle pecorine; Roberto ha un bel fallo lungo e grosso che mi sbatte contro l’utero con forza; eiacula in pochi minuti, insieme a me.
Sgattaiola fuori senza farsi notare, mentre io mi lavo lo sperma dalle cosce; non faccio in tempo ad uscire, che Claudio, il compare del primo, entra nel bagno, mi spinge contro la parete, mi fa piegare al massimo e mi penetra analmente senza quasi lubrificare; ma il suo sesso è di gran lunga più piccolo di quello dell’amico e, dopo la copula appena consumata, avverto con gioia e rilassatezza la nuova penetrazione che mi dà più gioia perché consumata durante i festeggiamenti per il matrimonio.
Quando esco, trovo quasi tutto normale, tranne un gioco di rimandi tra mio marito e il suo amico avvocato che sembra spedirgli messaggi a ripetizione; mi assale il dubbio che gli stia fornendo i video delle mie ‘attività’ ma ormai sono sulla china di obbligarlo ad accettarmi come voglio essere, se non vuole che faccio saltare il matrimonio e l’eredità; se lui ha giocato sporco, io farò di peggio.
Quando ci ritiriamo in camera e restiamo soli, Carlo si limita ad aprire il telefonino e a sbandierarlo davanti ai miei occhi; come sospettavo, sono i video della serata del giorno prima e quelli della mattinata in bagno; gli faccio immediatamente presente che aveva cercato una donna disposta a sposarlo per i vincoli di un testamento; non poteva aspettarsi una verginella; non muove obiezioni; avverte che, se voglio restare sua moglie, devo comportarmi come tale.
Se non mi va o non ce la faccio, lui ha concluso un contratto vantaggioso; l’indomani registrerà il testamento ed avrà a disposizione una fortuna col documento di matrimonio; mi avverte che la mia vagina non suscita in lui nessun interesse; entro una settimana, presenta domanda di divorzio e il matrimonio, come si è fatto, si disfa; in quel caso, per me c’è la vita di borghesuccia con la famiglia.
Col matrimonio, anche con le riserve pregiudiziali che sappiamo, io mi trovo ad essere moglie di un uomo assai ricco; se rinuncio a questo privilegio, posso al massimo essere la borghesuccia a carico della famiglia; se do fastidio, pago caro qualsiasi tentativo di fargli del male; la prospettiva è tutt’altro che allettante e ci metto poco a rendermi conto che i vantaggi a sopportare, almeno per un certo periodo, il matrimonio sono enormi, specie se riesco a ridurlo alle mie voglie.
Ma queste mie speranze sembrano naufragare già quando gli propongo di andare a letto e ‘consumare’ come si conviene.
“Non mi aspettavo la verginella; ma non posso nemmeno sopportare una troia che si fa sbattere in quel modo; non provo nei tuo confronti nemmeno il desiderio che si può avere per una prostituta; se ti senti eccitata, datti da fare e dimostra il tuo valore; io non avrò la minima emozione per una fogna aperta a tutti.”
“Se non vuoi darmi sesso, me lo vado a cercare.”
Cerco di minacciare; mi ordina di rivestirmi, di andare a casa dei miei e di non tornare indietro; avuto il certificato di matrimonio, io non servo più a niente; dovrei essere offesa, ma sopportare per vincere mi ha sempre aiutato e stavolta mi induce a mandare giù le frasi, convinta che riuscirò a piegarlo alla mia libidine; comincio baciandolo su tutto il corpo; mi fermo a succhiare e titillare i capezzoli che ha grossi e piacevoli da tenere fra le labbra; respinge i baci in bocca e non muove una mano.
Quando la mia destra scivola sul sesso, con enorme sorpresa trovo un manganello di cui ho incontrato pochi simili; la mia convinzione di farne il mio cornuto vacilla nettamente e comincio ad avvertire un sentimento vago di paura; dentro di me, si fa strada l’ipotesi che scegliere un altro percorso, concedergli fiducia per qualche settimana e verificarlo come amante, possa risultare non solo produttivo, se riesco a piegarlo, ma anche piacevole, con un bel giocattolo a disposizione.
Non è cedevole, però, Carlo; e sembra determinato a stabilire che chi comanda è lui; lascia che a lungo io mi impegni a prendere il sesso tra le mani, passarmelo su tutto il corpo, titillarmi i capezzoli e la vulva; immobile come una statua di sale innalza al cielo un batacchio da sogno; mi ci vado ad impalare, attivo i muscoli della vagina e comincio a risucchiarlo in me; le mani che si muovono a stringermi il sedere dicono che cede ed è mio.
“Non sono una prostituta; sono tua moglie, qualunque sia il motivo per cui l’hai fatto; farò sesso solo con te e ti amerò, quanto posso; se anche tu riesci ad amarmi almeno un poco, possiamo rendere la convivenza piacevole. Dimostramelo, ora.”
Mi ribalta sulla schiena, mi sale addosso e mi titilla a lungo, baciandomi e leccandomi su tutto il corpo, provocandomi orgasmi infiniti con dita, bocca e lingua; ogni tanto mi sembra di perdere i sensi tanto intenso è il piacere che riesce a strapparmi dalle viscere; ma lo voglio brutalmente dentro, perché da sempre è così che domino i maschi; lui invece sembra voglia farmi impazzire nel desiderio di sconvolgermi il ventre con la sua mazza.
Quando infila in vagina il randello meraviglioso, mi sembra di percorrere un viale di libidine e di orgasmi che si susseguono infiniti a mano a mano che il canale si apre; ho subito penetrazioni di molte aste e di qualcuna anche più grossa della sua; ma c’è qualcosa, nella sua attitudine a copulare, che mi sconvolge perché è completamente fuori dalla mia esperienza precedente; forse è amore quello che mi sconvolge.
Passiamo la notte a combattere battaglie infinite di sesso e mi accorgo che mi sa possedere come piace a me, ma che mi impone continuamente delle soste di ammirazione delicate, quasi immobili, durante le quali gioca quasi a solleticarmi provocandomi un’eccitazione che arriva al parossismo e mi induce ad esplodere in un grosso orgasmo appena decide di passare, dalla fase delle carezze delicate, a quella delle penetrazioni profonde, improvvise, aggressive.
Decido che, a quelle condizioni, una prova di qualche mese per vedere se funziona si può anche fare; per qualche settimana, sono il modello prototipo della moglie che, tornando dal lavoro, trova il bravo marito, che ha passato la giornata a curare i sui interessi anche internazionali, l’accoglie con affetto, la porta a cena nella solita trattoria e, tornati a casa, la coccola, la titilla, la ama e finalmente la possiede fino a notte fonda.
Il suo sesso sembra instancabile e la resistenza è quasi infinita; devo darmi presto una regolata perché, dopo il risveglio ‘da zombie’ dei primi giorni, lavorare diventa un problema; però non riesco a sentirmi soddisfatta; se c’è una cosa che mi risulta odiosa, è la normalità, la quasi noiosa serialità dei gesti e delle situazioni, abituata come sono alle improvvisazioni, alle trasgressioni, alla provvisorietà degli incontri.
So che parlarne a Carlo mi espone al rischio di essere messa in difficoltà e di dover alla fine cedere alle sue dimostrazioni; la parte ribelle di me decide che trasgredire, anche in questo caso, è ben più interessante e coinvolgente; c’è un collega, nel mio ufficio, che ha una bella mazza, sempre voglia di copulare ed una moglie non sempre disponibile a fare sesso; molte volte mi sono trovata a farmi sbattere nei bagni dell’ufficio in condizioni non proprio felicissime.
Sto poco a proporgli di inventarci serate ‘brave’ accampando presunti lavori straordinari; per copulare in pace, possiamo usare la mia macchina che è abbastanza ampia da risultare comoda e ci consente perfino di frequentare posti predisposti e famigerati, come un ‘boschetto delle prostitute’, dove per l‘appunto lavorano le mercenarie e dove in macchina posso consentirmi lunghe serate col mio amante che, per qualche giorno mi soddisfa ampiamente.
Poi comincia a venirmi a noia anche quell’abitudine; una sera, dopo aver fatto sesso con lui, esco dalla macchina e immediatamente vengo ‘puntata’ da diversi estranei che mi fanno proposte decisamente oscene; punta sul vivo, accetto qualche provocazione e copulo con un paio, in piedi contro un albero; scelgo le mazze in base alla grossezza e i migliori sono premiati con una fellazione, con una penetrazione vaginale da dietro o con una penetrazione anale assai gustosa.
Ormai per Carlo sono solo corna; apparentemente, non sembra rendersene conto; ma qualcosa nei suoi atteggiamenti mi lascia presagire che non si preparano tempi facili, per il nostro rapporto; ho deciso che quella è la mia strada e me ne frego di quel che può pensare; il massimo che gli posso concedere, è di farsi dominare come il mio cuckold che mi assista, e serva, se è il caso, tutti e due, me e il bull di turno; per fortuna, mi avverte che parte per il Centro America; starà via sei mesi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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